Maria della Passione e la Chiesa
Beata Maria della Passione
Le profonde trasformazioni che hanno segnato le società occidentali lungo tutto il XIX secolo, porteranno la Chiesa a dover affrontare problemi terribili. Quale sarà l’atteggiamento del papato e del clero verso regimi politici che fanno appello al liberalismo? Questa dottrina non concede forse alla verità e all’errore, gli stessi diritti, la stessa neutralità, la stessa facilità di diffusione? E non è forse questo il nemico dichiarato della religione? Tuttavia, se la Chiesa pare attaccarsi al conservatorismo, non rischia forse di alienarsi il popolo che, ben presto, sarà portato ad amalgamare religione e antichi regimi decaduti? Non sarebbe giunto il momento di riconciliare Dio e la libertà?
Sotto la pressione di cristiani impegnati nell’azione sociale e politica e soprattutto grazie agli sforzi di Papi chiaroveggenti e coraggiosi, incomincia allora un vero rinnovamento nella Chiesa. A partire da Gregorio XVI (1831- 1846) che, malgrado il suo antiliberalismo e il suo conservatorismo sul piano della politica europea, favorì incontestabilmente la ripresa del movimento missionario, la storia della Chiesa sarà sempre marcata dall’influenza della sede apostolica, specialmente dopo la soppressione del potere temporale e l’affermazione, al Concilio Vaticano I, della missione del Papa, Vicario di Cristo.
Pio IX, il cui pontificato è stato finora il più lungo della storia, pur essendo discretamente criticato, fu ammirato per la sua personalità e la dignità con la quale sopportò le avversità, fra le quali la perdita degli Stati pontifici e l’occupazione di Roma da parte del giovane Stato italiano nel 1870. Ma le conseguenze furono felici perché la Chiesa si trovò finalmente liberata da un peso diventato sempre più intollerabile a motivo dei movimenti rivoluzionari locali. Essa poté ritrovare il prestigio universale che aveva perduto dopo i grandi papi del Medioevo come Gregorio Magno o Innocenzo III.
Il successore di Pio IX, Leone XIII, beneficiò di questo prestigio. Egli seppe rilanciare l’iniziativa dei cattolici a proposito di molte questioni dottrinali e sociali dell’epoca e lavorò molto a riavvicinare la Chiesa al mondo intellettuale, politico e operaio. Basti citare l’enciclica Rerum Novarum del 1891. Si può dire che essa è stata, per l’azione sociale cristiana, ciò che furono il “Manifesto del Partito Comunista” e il “Capitale” di Karl Marx per l’azione socialista.
E’ interessante notare che Marx e Leone XIII partono da una identica constatazione: crescente ineguaglianza economica tra la classe ricca e il proletariato. L’uno e l’altro desiderano migliorare la condizione operaia, lottare contro la schiavitù moderna di un ultracapitalismo. Ma, mentre Marx vuole risolvere il conflitto sopprimendo questo capitalismo e istituendo la dittatura del proletariato, (ossia un capitalismo di Stato ancora più oppressivo) Leone XIII difende il diritto di ognuno – anche quello di gruppi intermedi – all’iniziativa privata, pur riconoscendo allo Stato il dovere di proteggere i diritti di ciascuno, in particolare dei più deboli. Malgrado il linguaggio fuori moda dell’enciclica di Leone XIII, essa segnò profondamente i cattolici al momento della sua pubblicazione; e in modo particolare segnò Maria della Passione che vi ha certamente visto una conferma – da parte della Chiesa – a tutto ciò cui essa aspirava nel suo intimo. I cattolici sociali si sentono liberati tutto d’un tratto e il fatto di avere l’approvazione del papa dà loro un dinamismo nuovo. Léon Harmel, iniziatore di Maria della Passione al cattolicesimo sociale, diceva: “…Il Papa traccia le grandi linee di un’evoluzione sociale così completa che noi vedremo in alto ciò che sta in basso e in basso ciò che sta in alto. Bisogna dunque cozzare contro tutte le idee, scandalizzare i nostri amici: solo a questo prezzo lavoreremo a ristabilire il regno di Gesù Cristo, attualmente sostituito dal regno di Satana”.
Maria della Passione entra in queste vedute. Nel 1902, si legge nel suo diario: “Uno dei nostri Padri mi ha detto ieri: ‘L’avvenire è del popolo. Credo che è proprio vero”. Nella corrispondenza con Gaspar Decurtins, ella scrive: “La Chiesa deve andare verso gli operai, la Chiesa deve insegnare a distribuire la ricchezza secondo la giustizia sociale. Noi dovremmo preferire la morte all’ingiustizia”. La Chiesa è al centro di tutta la sua vita. Tutto ciò che riguarda la persona del Papa risvegliò molto presto in Hélène de Chappotin una risposta che la sua natura appassionata vuole sia senza riprese.
Da qui, più tardi, la sua offerta di vittima: “per essere crocifissa al posto del Santo Padre”. In India, ella scopre che la Chiesa non è solamente il Sommo Pontefice perseguitato dai potenti di questo mondo, ma anche la folla dei ministri del Vangelo, di coloro che lavorano nella vigna del Padre con tutta la loro buona volontà, certo, ma anche con i loro limiti, i loro errori, il loro proseguire a tentoni. A Roma, più tardi, e nel corso dei numerosi viaggi attraverso l’Europa, fa la stessa constatazione e si sforza di impegnarsi sempre di più per rispondere agli appelli. Prega, fa pregare, intercede, si offre. “Ho pregato per la mia santa Madre, la Chiesa, ho perorato la sua causa… avrei voluto darle tutte le nazioni della Terra” (1883).
Percepisce sempre meglio la natura dei “mali che divorano la Chiesa”, in particolare gli attacchi dei suoi nemici dichiarati, gli atei, le sette, i massoni, il protestantesimo liberale. Soprattutto, vede il mondo così lontano dalla verità e dalla carità! Si fa apostolo di una reale crociata per ottenere il loro regno.
“Vedo in modo chiarissimo che il vero potere è la verità e la carità, Dio stesso comunicato alla Chiesa dallo Spirito Santo” (1903). Figlia della Chiesa, Maria della Passione lo è stata totalmente. La Chiesa è la sua famiglia, la sua casa. Vi si trova perfettamente a suo agio, assumendone, ad esempio di Maria, tutte le sue debolezze e tutte le sue gioie. Conosce la Chiesa vulnerabile, ma nello stesso tempo la vede talmente appassionante! Le resterà sempre – qualunque siano gli avvenimenti – lo sguardo amante del cristiano e l’azione intraprendente dei responsabili dell’evangelizzazione.
Nella nostra epoca tormentata, in cui il tempo corre a grande velocità davanti a noi, ci riviene alla mente la domanda che faceva Giovanni Paolo II all’inizio del suo pontificato: “Qual è la sorte che il Signore riserva alla Chiesa nei prossimi anni? Quale sarà il cammino dell’umanità in questi anni che ci avvicinano al terzo millennio?” “Dio lo sa”, risponde con san Paolo (2 Cor 12, 2- 3). Ma la speranza, che ogni cristiano possiede fortemente ancorata in fondo al cuore, permette di sognare ciò che potrebbe essere la Chiesa dell’anno 2000, la Chiesa dell’avvenire. Essa si vuole leggera per essere dinamica. Non ambirà d’essere dotata di apparati pesanti e potenti come fanno le altre società che contano solo sulla forza delle loro istituzioni. Missionaria, sarà creatrice; disappropriata di se stessa, non si aggrapperà alle strutture del passato come se la vita dipendesse da esse. Ma le cambierà, ne inventerà delle altre, delle nuove, secondo le ispirazioni dello Spirito e i bisogni del tempo. Missionaria, sarà anche comunicante, vivrà in simbiosi con l’ambiente culturale e sociale per essere in grado di provarne le verità e i valori. Non si munirà di barricate, non si trincererà dietro difensive, non si armerà per la conquista! Sarà semplicemente “in cammino”. Sempre vulnerabile, certo, ma molto appassionante!